Come conferma anche una ricerca condotta dalla società NordVPN, azienda attiva nel settore della cybersecurity, il 32% degli italiani ha dichiarato di aver notato almeno una volta la presenza di un annuncio pubblicitario relativo a prodotti o servizi di cui aveva appena parlato o che semplicemente aveva visto in TV. La maggior parte delle persone coinvolte, inoltre, ha affermato di aver notato queste pubblicità su smartphone (80%), computer (51%) o tablet (24%). Il 47% poi avrebbe anche rivelato di sentirsi monitorato, mentre il 9% ha dichiarato di provare paura.

Tutti questi dati statistici riguardano di fatto il tracciamento ultrasonico tramite multi dispositivo,  in inglese ultrasonic cross-device tracking, attuato attraverso le applicazioni che hanno accesso al microfono del cellulare. Tale metodologia, nello specifico, collega fra loro i dispositivi e monitora il comportamento del proprietario, tracciandone prima di tutto la posizione. Questa tecnologia è in grado di cogliere ogni ultrasuono all’interno del proprio campo d’azione ed è sensibile ad altri stimoli: è il caso, ad esempio, di programmi televisivi, video e siti online oppure app dello smartphone, con un tracciamento attivo anche quando il telefono non è connesso a internet.

Il modo migliore, dunque, per ridurre le possibilità che lo smartphone riceva questi stimoli audio è ridurre l’assegnazione di poteri non necessari alle app installate al suo interno. Ma come?

Rimanendo ai dati, il 41% degli italiani non sa come modificare e ridurre le autorizzazioni per evitare di essere ascoltato. Ecco, allora, i principali rimedi per tutelarsi e nel contempo ridurre l’impatto di questo fenomeno.

Prima tematica: usare per quanto più possibile una VPN. Uno dei modi migliori, infatti, per evitare di essere tracciato è usare una Virtual Private Network, che è uno strumento in grado di cifrare le informazioni relative all’attività su internet: la VPN è anche capace di bloccare il tracking dell’indirizzo IP, mascherandolo in maniera efficace. Altro rimedio, poi, è quello di cercare, di utilizzare un privacy browser: se non si vuole essere tracciati, è consigliabile usare un browser ad alto standard di privacy come “Tor” o “DuckDuckGo” invece che affidarsi alla modalità di navigazione in incognito, come quella offerta da “Chrome”. Questi browser, infatti, non effettuano attività di profilazione e non salvano alcuna informazione o dato personale per monetizzarlo con aziende o servizi di marketing.

Infine, forse la cosa più importante e basilare, modificare i permessi riconosciuti alle app. Le applicazioni dello smartphone potrebbero infatti avere dei permessi eccessivi rispetto alla loro funzione. Ad esempio, perché un’app di editing dell’album fotografico dovrebbe avere bisogno di accedere al microfono del dispositivo? Se alcune delle app installate nel telefono hanno permessi di questo tipo, bisognerebbe dunque revocarli quanto prima possibile per limitare l’accesso esterno e bloccare, almeno in parte, l’attività di tracciamento.